Testimonianze dei clienti
"Essere parte dell'organizzazione IPSPJ-ONU Delegazione Italia come Ambasciatore di Pace mi ha permesso di mettere in pratica la mia passione per l'aiuto umanitario. Sono orgoglioso di rappresentare il nostro Paese e di contribuire alla costruzione di un mondo più pacifico e solidale." - Marco, Ambasciatore di Pace dal 2018."
Marco Rossi
"Grazie all'IPSPJ-ONU Delegazione Italia ho avuto l'opportunità di partecipare ad importanti conferenze internazionali e di confrontarmi con altre realtà culturali. Questa esperienza mi ha arricchito personalmente e professionalmente, rendendomi consapevole dell'importanza della cooperazione tra i popoli." - Giulia, Ambasciatrice di Pace dal 2017."
Sofia Bianchi
"Come Ambasciatrice di Pace, mi sento parte di una grande famiglia che lavora per promuovere i valori di giustizia, uguaglianza e pace. La nostra missione è fondamentale per costruire un futuro migliore per le generazioni presenti e future." - Martina, Ambasciatrice di Pace dal 2016."
Luca Moretti
"Sono grato all'IPSPJ-ONU Delegazione Italia per avermi dato l'opportunità di unirmi ad una rete di professionisti e volontari che lavorano insieme per promuovere i diritti umani e la pace nel mondo. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo ed è un onore poter contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'organizzazione." - Luca, Ambasciatore di Pace dal 2015."
Giulia Russo

LA PACE ed il ruolo degli Ambasciatori di Pace:
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si pensava che le guerre fossero finite, ma non è stato cosi, le guerre hanno continuato a creare milioni di morti e distruzione in circa 70 Paesi del pianeta fino ad arrivare alla guerra in Ucraina e a quella Israeliano-Palestinese.
In occasione delle celebrazioni della Giornata internazionale del multilateralismo e della diplomazia per la pace indetta dalle Nazioni Unite, bisogna allora domandarsi dove sia finita la grande diplomazia con la capacità di prevenire e risolvere i conflitti. Oggi siamo solo capaci di rispondere alla guerra con la guerra o con le sanzioni. Noi cittadini vogliamo la Pace senza essere condizionati dalle parti contrapposte che, per gli interessi di pochi, ci fanno essere nemici dei nostri fratelli , inducono giovani ad uccidere altri giovani … siamo ancora tragicamente legati al motto " Se vuoi la Pace prepara la guerra" mentre dovremmo essere riuscire a cambiarla in " Se non vuoi la guerra prepara la Pace"
In questi momenti così drammatici servirebbe la lungimiranza e il pragmatismo di una delle figure più rappresentative della diplomazia italiana: l'Ambasciatore Francesco Paolo Fulci scomparso due anni fa all'età di 90 anni. Le sue straordinarie capacità culturali e operative lo hanno reso celebre e apprezzato a livello internazionale quando dal 1993 al 1999 ha svolto il delicatissimo ruolo di Rappresentante Permanente dell'Italia all'ONU. È stato un grande servitore dello Stato che ha saputo rivalutare e rilanciare la nostra nazione agli occhi del mondo. Sulla spinta della sua attività diplomatica il Governo Italiano presentò un Progetto di riforma del Consiglio di Sicurezza che poteva rappresentare un passo in avanti verso la democratizzazione di questo importante Istituto poiché prevedeva la creazione di nuovi seggi destinati ad una rotazione più frequente e regolare da parte di Paesi dotati della capacità e della volontà politica di assicurare un contributo particolarmente qualificato al raggiungimento della Pace e della sicurezza internazionale. Secondo Fulci i quattro maggiori fattori per avere successo nella diplomazia multilaterale erano: "avere idee, propositi, traguardi molto chiari ma anche fantasia, pragmatismo e coraggio; potersi avvalere di un team altamente qualificato motivato e soprattutto affiatato; riuscire ad intrecciare solide alleanze con altri Paesi specie i più piccoli e i più poveri. E infine ottenere il sostegno del mondo politico, dei media e dell'opinione pubblica nazionale quando si combattono battaglie sacrosante". È un vero e proprio manifesto della diplomazia lasciato in eredità alle nuove generazioni. Purtroppo però dobbiamo amaramente constatare che i suoi insegnamenti e la sua visione di un mondo basato sul confronto delle idee e sul rispetto degli avversari sono stati negli ultimi anni generalmente disattesi. La strada da percorrere era stata chiaramente indicata: non disperdiamo quella preziosa esperienza di umanità e di competenza che ha fatto riemergere, con la forza del dialogo, l'orgoglio italiano! Dobbiamo renderci conto che questo caos socio-politico, economico finanziario e militare al quale assistiamo quasi impotenti può finire solo se, attraverso una vera collaborazione multilaterale, finirà il confronto-scontro tra i 200 Stati nazionali, sovrani e armati e si creeranno finalmente nuove istituzioni sovranazionali democratiche, capaci di operare nell'interesse dell'uomo cittadino del mondo. Papa Francesco ha recentemente affermato con forza l'urgenza di "… riprendere il percorso verso una complessiva riforma del sistema multilaterale, a partire dal sistema ONU, che lo renda più efficace, tenendo in debita considerazione l'attuale contesto geopolitico". Per raggiungere questi obiettivi andrebbe rilanciato e rafforzato il ruolo della società civile, e invece ci siamo accorti che sono state lasciate sole, con assurda indifferenza, le associazioni impegnate ad anteporre a ogni costo la diplomazia ai conflitti armati, alle guerre, così come le associazioni che da sempre si battono per la Pace. Gli operatori di pace nel mondo sono circa 800 milioni, attivi in tutti i continenti ma ancora divisi in migliaia di organizzazioni che agendo in modo scoordinato e autonomo non riescono ad avere voce in capitolo in merito alle grandi problematiche che assillano l'umanità. Qualcosa fortunatamente si sta muovendo. Un incoraggiante segnale di speranza ci arriva dalla nascita di un grande progetto internazionale che prevede la realizzazione di una community degli operatori di pace per favorire una reale cooperazione ed elaborare proposte da presentare, con la forza dei grandi numeri, alle Istituzioni nazionali e internazionali per far sì che vengano affrontate quelle emergenze planetarie che nessuno Stato, nessun organismo o associazione può risolvere da solo perché è evidente che le sfide che l'intera umanità ha di fronte sono enormi. È ormai da tempo in atto una transizione verso una nuova società ipertecnologica. Questa fase di passaggio sarà particolarmente dura, piena di innovazioni e conflitti ai più diversi livelli, in molti luoghi e per un periodo di qualche decennio. D'altra parte dobbiamo ricordarci che la transizione dalla civiltà agricola a quella industriale, ormai superata, determinò una successione impressionante di rivolte, carestie, migrazioni forzate, colpi di stato e calamità varie. Oggi i cambiamenti sono ancor più radicali, i tempi a disposizione minori, la velocità maggiore, i pericoli ancora più grandi. Per pilotare pacificamente queste trasformazioni dobbiamo ragionare con altri paradigmi perché, come diceva Albert Einstein "Se l'umanità deve sopravvivere avremo bisogno di un vero e proprio nuovo modo di pensare. I problemi non si possono risolvere con lo stesso livello di pensiero con il quale sono stati creati".
Il Presidente IPSPJ-UN-ITALIA Cav. Gianni Orazio Rizza